Come ogni anno da pochi anni a questa parte il 3 aprile viene considerata la giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo. L’autismo è un disturbo del neurosviluppo, cioè la compromissione dello sviluppo neurologico che coinvolge l’interazione sociale e l’empatia. Le persone che ne sono affette, spiegato in maniera semplificata, hanno un quoziente intellettivo più sviluppato rispetto ai normodotati, anche grazie ad alla grandezza, leggermente superiore, della scatola cranica. Spesso questo disturbo è accompagnato anche da un deficit dello sviluppo gastrointestinale, ma anche da cecità e sordità. Una condizione che isola maggiormente coloro che ne soffrono. E’ un disturbo genetico, che si manifesta maggiormente nei maschi e non è una conseguenza dei vaccini. Infatti è un disturbo congenito, i cui sintomi, però, si manifestano nei primi anni di vita, quando le persone iniziano a sviluppare la propria personalità e ad interagire con chi li circonda.
Chi soffre del disturbo dello spettro autistico ha un comportamento che nella normalità sembra strano, distaccato e per niente empatico. Non a caso, gli autistici hanno molta difficoltà a socializzare e a risentirne sono proprio i neuroni a specchio, quelli che permettono a una persona a immedesimarsi nell’altro, a sviluppare empatia. Secondo credenza popolare autismo e sport cozzano tra di loro per via di una goffaggine canonica di chi ha l’autismo. A smentire la credenza ci sono esempi di atleti famosi e, soprattutto studi, che fanno capire come lo sport sia molto utile per cercare di conciliare la vita sociale e l’autismo.
Negli ultimi anni rumors parlerebbero di Leo Messi, la Pulce argentina, affetta dall’Asperger, la cui diagnosi sarebbe arrivata quando l’attaccante argentino aveva otto anni. Niente di ufficiale, se non la minaccia del padre di Messi di querelare chi ha fatto circolare questa voce.
Certamente ufficiale è invece la condizione di Clay Marzo, surfista americano classe ’89 a cui venne diagnosticata una forma di Asperger nel 2007. L’autismo non gli ha di certo impedito di continuare a surfare e diventare un campione nazionale e internazionale, ma da quel momento divenne chiaro il motivo del suo comportamento, delle difficoltà di interazione con sponsor e fan e il perchè avesse un suo modo di considerare il surf. Ligio alle regole, onesto e incredibilmente concentrato è diventato famoso per avere uno stile tutto suo e soprattutto per i giri doppio snodo. Ha collezionato quattro titoli, un terzo posto, il primo arrivato a 10 anni per il freestyle nei 200 metri.
Un personaggio, insomma, che deve essere prendere come esempio affinchè l’autismo non sia considerata una limitazione ma solo una parte caratteriale delle persone che ne sono affette.
Cristina Mariano