Grillo, Lescano e Sicurella nell’ordine i tre marcatori della Sicula Leonzio che condannano la Cavese all’ennesima sconfitta stagionale per 3 reti a uno. Davvero difficile ricordare a memoria d’uomo una squadra cos√¨ poco adatta alla competizione sportiva come quella metelliana dell’anno del centenario.
Pertanto da crocevia per dimenticare il passo falso interno con il Rieti, la gara in Sicilia si trasforma nell’ennesima conferma che l’armata Brancaleone di patron Santoriello sarà chiamata a sudare le cosiddette sette camicie per mantenere la categoria. Ma veniamo con ordine, i blu scendono in campo con il sempreverde Claudio De Rosa nel ruolo di punta centrale che supera tutti i calciatori in termini di presenze e con Maza e Sandomenico a supporto. Centrocampo secondo previsioni e difesa usuale che si rivelerà un reparto colabrodo, con Emanuele Matino sugli scudi nelle precedenti prestazioni ma quest’oggi disastroso per aver condannato in maniera inequivocabile i suoi compagni.
La Cavese patisce cos√¨ l’ennesima disfatta, a causa anche della sua doppia ammonizione e conseguente espulsione, oltre a un calcio di rigore che metteva il risultato sul sicuro per gli uomini di Bucaro. Gara con la Cavese mai pericolosa, reparti totalmente scollegati e centrocampo incapace di essere organismo pensante per dettare i ritmi e le giocate. Uno dei attacchi più sterili di tutt’Italia, questa è la fotografia che ci regala la Cavese che non fa assolutamente dormire sonni tranquilli agli amanti della casacca bleufoncè e a nulla vale il gol inutile del 3 a 1 di Andrea Russotto, deludente sotto tutti i punti di vista.
Urgono cambi di rotta repentini, difficilmente realizzabili a causa dell’inconsistenza della rosa in essere, si attende il mercato di riparazione come una manna dal cielo e sui social impazzano senza tregua le feroci critiche all’operato della società che ha dimostrato scarsa competenza, improvvisazione pur con tutte le attenuanti generiche date dalla penuria di strutture per gli allenamenti e le gare casalinghe, ” de profundis… “.
Andrea Liguori