Il calcio continua quotidianamente ad interrogarsi sulle reali possibilità di una ripartenza, senza però riuscire a trovare una soluzione adeguata, visto sopratutto l’incessabile diffusione, seppur in calo, del Coronavirus.
In attesta delle nuove disposizioni del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che dal 4 maggio apriranno solo alla possibilità di allenamenti individuali, la Serie A si pone delle domande, tornando ad evidenziare delle divergenze tutt’altro che indifferenti. La FIGC ha presentato al ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, il protocollo sanitario attuato per garantire una corretta e sicura ripresa delle attività che però non è stato ancora approvato.
Il motivo è semplice, il protocollo consegnato non convince. A confermarlo sono i diversi pareri contrastanti che si sono venuti a creare nuovamente tra i club di Serie A dopo un’attenta analisi dei medici della massima serie. Ben 17 medici su 20 delle compagini di A hanno individuato nel protocollo diverse criticità. Solo i responsabili sanitari di Lazio, Juventus e Genoa si sono astenuti dall’esprimere un giudizio in merito. Mentre gli altri hanno messo in evidenza molteplici punti non chiari, sollevando dubbi e problemi. Uno dei temi che ha causato delle perplessità è stato soprattutto il rispetto delle modalità dei ritiri.
Tuttavia, la maggior parte dei club avrebbero già individuato le strutture adeguate per far sottoporre i propri giocatori ai tamponi, obbligatori per la ripresa come recita il tanto discusso protocollo della FIGC. Una piccola minoranza, invece, sembra non voler tornare a giocare. Insomma, le acque in Serie A continuano ad essere torbide. A calmarle in un modo o nell’altro ci dovrà pensare il Governo.
Nunzio Marrazzo