Un giorno di festa, quella dei lavoratori, in un Paese che conta un tasso di disoccupazione vicino al 13%, con picchi che al Sud salgono quasi al 20%. Allora succede che la squadra del cuore è spesso l’unica speranza di riscatto, non solo personale ma per un popolo intero. La squadra del Napoli incarna più di tutte l’emblema di “santità e salvezza” a cui spesso si prega, non più le immagini iconiche di santi e madonne, ma i poster e le figurine di Hamsik, Higuain e compagni. La folla non ragiona, la folla ama, oppure odia, a seconda del momento. Quell’onda oceanica che oggi si è riversata per le strade della città, visitando luoghi e mostre in un giorno di sole e di riposo, ma i fan più scatenati avevano un appuntamento preciso: salutare la squadra del cuore.
La ressa presente alla Stazione Centrale per accompagnare la partenza del Napoli è qualcosa di indescrivibile, si muove, freme, rumoreggia, salta, incita, chiama a gran voce i propri beniamini fino ad arrivare a ridosso dei binari, gli azzurri salgono su un treno carico di speranza e di orgoglio, quelle di un popolo che cerca la propria rivincita anche attraverso il calcio.
Quanto visto al binario di partenza del Napoli è l’amore di centinaia di tifosi, rappresenta la voglia di vincere di chi nelle vene ha sangue azzurro, è la spinta verso la fatidica sfida contro la Fiorentina. Nel giorno in cui da Oltre Manica arrivano illazioni sulla qualità di una società modello, i cori e le urla di giubilo sono la protesta di chi ama cavalcare stereotipi e infangare una città che non conosce fino in fondo.
Napoli e il Napoli fuse in un’unica essenza, non solo caos e disordine, ma anche ospitalità e calore, forse non basterà qualche giorno per portare le abitudini schematiche da bibliotecari del turismo, ma a chi visiterà la nostra beneamata città già da domenica vorremo mostrare un trofeo luccicante e bardato di verde, bianco e rosso. Azzurri, portateci la Coppa!
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