Napoli. Maradona: “Ambasciatore azzurro? Vedremo. Bisognava tenere Cavani e Lavezzi”

In linea diretta da Dubai, Diego Armando Maradona è stato ospite della trasmissione “Ho visto Maradona” in onda sul canale +N, el Pibe de Oro ha spaziato dal suo arrivo a Napoli ai prossimi Mondiali in Brasile. Di seguito uno stralcio delle sue dichiarazioni rese in diretta video:

Sono passati 30 anni dal suo arrivo a Napoli. “Trascorsi a volte bene, altre male. Il male veniva dalla malattia che avevo, il bene dall’affetto della gente. Scelsi Napoli quando non c’era nessuno, poi dopo tanti volevano andarci. Dopo trent’anni ho tantissimi ricordi: da calciatore volevo giocare e fare felice la gente. Napoli è stato il posto giusto, mi ha formato come giocatore e come uomo. Ho regalato gioia ai tifosi, un trofeo più bello di qualsiasi Coppa del Mondo. Devo tornare a Napoli, devo tornare per vincere lo scudetto”, questo l’esordio di Maradona in diretta da Dubai.

Le motivazioni di quella scelta “Mi sono sempre piaciute le scommesse, cos√¨ quando mi dissero che a Napoli c’erano 80 mila persone ad aspettarmi pensai che mi sarei divertito tutte le domeniche. Quando arrivai non avevamo una squadra compeititva, poi pian piano siamo diventati grandi. Scelsi Napoli nonostante c’erano altre squadre che mi volevano, ma avevo litigato col Barcellona e volevo andarmene al più presto da l√¨”.

Dove vorresti essere oggi a Napoli?Al centro Paradiso a Soccavo, il nostro campo. Sui giornali leggevamo che a Milanello c’erano quattro campi, noi ne avevamo soltanto uno. Era fatto male, tutto di cemento che creava tanti problemi ai piedi, ma ci pensava Carmando a metterci in forma. La droga mi ha tolto tanta felicità. Ora mi alzo al mattino e parlo con i miei figli, ho recuperato forma e famiglia. Ma non ho mai assunto sostanze dopanti, la mia era una vera e propria malattia. La solitudine ci ammazza, cercavo di stare meglio con quella maledetta droga. Il tempo passa per tutti, adesso mi piace stare con mio nipote Benjamin, gioca a calcio come il nonno. Al mattino mi alzo pensando a lui” .

Diego ambasciatore di Napoli?
Non è un ruolo facile, in giro per il Mondo con una carica cos√¨ pesante. I napoletani sono ovunque, dall’India a Dubai. L’idea di De Laurentiis è buona, ma dobbiamo studiare su come realizzarla. Se lo vuole per la gente o per i suoi interessi, se per il Napoli sono d’accordissimo. Sarebbe stato un grande Napoli con Lavezzi e Cavani, ma De Laurentiis ha preferito diversamente. Per ciò siamo un po’ distanti: voglio essere ambasciatore del Napoli, ma prima voglio una squadra che non esca dalla Champions per un gol, questo non mi va”.

Ricordi delle vittorie e del passato.E’ bello rivedere tanti amici del passato, ci sono giocatori di quelle stagioni che ti chiedi come abbiamo fatto a vincere: eravamo una squadra di uomini, con un buon centrocampo. Il pubblico meritava le vittorie, andavi in campo contro la Cremonese c’erano 75.000 persone sugli spalti. Quando Bruscolotti mi diede la fascia da capitano per me fu un grande orgoglio. Quello che diceva lui era legge, con quella fascia spettava tutto a me”.

Mondiali in Brasile. “Credo sarà una Coppa del Mondo americana, le squadre europee calano quando giocano in sudamerica. Squadre come Brasile, Argentina dispongono di tanti ottimi giocatori per vincere. Non saprei dire se la Spagna possa ripetersi l’impresa, come la Germania, o l’Italia. Tra gli azzurri ci sono tanti buoni calciatori, ma come altre volte non partono tra i favoriti”.

Un giudizio su PrandelliL’ho osservato nella fase di qualificazione, è un bravo allenatore, gode di stima con i giocatori: si vede che sa come comandare”.

Un pensiero su Papa Francesco? “Deve cambiare il Vaticano e dare tanto alla gente. Deve commuovermi davvero, fare molto di più per l’Africa dove si muore ancora di fame, e eliminare il Banco del Vaticano, allora si che mi convincerà. Voglio conoscerlo, parlare con lui, dirgli le cose da fare. Fino ad oggi tutti i pontefici precedenti parlavano coi presidenti e non con la gente. Non è cos√¨, prima viene la gente, poi i presidenti”.

 

 

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