“Mi ritorni in mente”. La Paz, il primo giocatore nero della storia del campionato italiano

Forse in pochi ricorderanno il giocatore ribelle Roberto Luis La Paz, il napoletano rimasto nella storia del calcio italiano. Uruguayano mulatto e di presenza possente (185 cm per 84 kg, ndr) per i sudamericani di quel tempo, La Paz è il primo giocatore di colore a solcare i campi di calcio del Bel Paese, essendo arrivato nel secondo dopoguerra. Prima dell’arrivo in Campania militava in una squadra della propria patria e arrotondava facendo il camionista. La prima tappa italiana è Frattamaggiore andando a giocare per la squadra della città, la Frattese, restandoci per una sola stagione. Particolarmente significative risultano le partite contro il Milan e per quella conto la Juventus entrambe vinte rispettivamente con il risultato di 4 a 1 e di 1 a 0. Oltre ad essere calciatore, lavorava come camionista e passa il tempo libero andando a donne e nelle balere.

Attratto dal talento del gioiellino d’oltreoceano, il Napoli lo preleva dalla Frattese. Per ovviare alle sue notti brave, i dirigenti della società ordinano al custode di chiudere il calciatore a chiave alle 10 di sera, orario di chiusura dello stadio. Ma questo non basta a fermarlo: ingegnoso com’è La Paz si procura fune e carrucola e scappa via ogni notte. Il suo andamento in campo è altalenante, va da grandi prestazioni a clamorosi errori. Una della partite più importanti della stagione del giovane uruguayano è quella contro il Modena nella quale gioca splendidamente e segna. La partita si conclude con un roboante 5 a 1 per gli azzurri. La vittoria contro gli emiliani non basta a scongiurare la retrocessione e il Napoli alla fine scende in B. La Paz resta con gli azzurri, ma una notte attraverso la sua consueta via di fuga sparisce dalla circolazione e non torna più. Le sue tracce ci riconducono in Francia, per la precisione a Marsiglia accasandosi nell’Olympique Marseille. A quel punto il Napoli è costretto a venderlo e il guadagno è anche cospicuo: 1 milione e 100 mila lire, centone in più centone in meno. Squadra diversa, abitudini uguali. Il Marsiglia, però, non gradisce e cerca di venderlo a delle concorrenti, quali Montpellier e Monaco, ma invano. Una volta tornato nell’Olympique resta sempre in panchina e alla veneranda età di 34 anni si ritira dal calcio giocato, ma non dalle case di tolleranza e dai Night.

A causa della sue cattive abitudini e di qualche donna un po’ “pretenziosa” per cos√¨ dire, La Paz resta a secco e si dà ad un nuovo mestiere. Diventa scaricatore nel porto della città transalpina. Dopo molti anni le sue tracce si perdono nuovamente tanto da lasciare l’incognita sulla sua vita e sulla sua morte. Infatti, come per Elvis e altri grandi nomi nella musica si ipotizza che sia ancora vivo, chissà dove.

Palmarès:

Frattese 1946 – 1947

Napoli 1947 – 1949 33 presenze e 6 gol

O. Marsiglia 1949 – 1950 8 presenze e 2 gol

Montpellier 1950 – 1951 14 presenze e 9 gol

Monaco 1951 – 1952 13 presenze e 3 gol

O. Marsiglia 1952 – 1953 0 presenze

Roberto Luis La Paz oltre ad essere un simbolo di genio e sregolatezza è anche il simbolo del calcio antirazzista. Nel 2010 a Parma per iniziativa dell’Associazione Yabasba nasce una squadra di calcio che prende il nome del calciatore La Paz con lo scopo di combattere, attraverso lo sport, razzismo e ogni altra sorta di discriminazione.

Cristina Mariano