Maiuri e il fair play: quando il calcio si ricorda di essere ancora un gioco

‚ÄòO pallon è n’ata cos! In questi giorni sta impazzando sui vari siti e giornali la, ahinoi, eccezionale notizia di quanto accaduto al Vallefuoco di Mugnano in occasione di Portici-Nocerina. Il gol malinteso, il pareggio ordinato, le dimissioni di Vincenzo Maiuri al termine della gara. Una situazione quasi che ha del paradossale, in questo mondo, in cui si parla tanto di fair play, di rispetto e poi puntualmente cade nell’antisportività pur di portare a casa un punticino che potrebbe cambiare la storia di un campionato.

Ebbene questo non è importato molto al tecnico tarantino, che pur di vincere lealmente ha fatto pareggiare la capolista, ai danni del suo Portici, in lotta aperta per la salvezza. Ebbene, ecco che lo stupore di quanto accaduto, prende, purtroppo, il sopravvento su tutto il resto.

Fatti di straordinaria amministrazione, si direbbe, perch√© effettivamente, Maiuri sarebbe l’unico a concedere alla Nocerina un gol ai danni di tre punti quasi assicurati. Eppure è un semplice comportamento che insegnano in tutte le scuole calcio e non solo. Il rispetto dell’avversario, lo sport e la lealtà prima di ogni cosa. Invece ci troviamo qui, a meravigliarci di quant’è accaduto in questo particolare infrasettimanale calcistico interregionale.

Ma in fondo il pallone è un’altra cosa e di sicuro: non è quello a cui assistiamo settimana dopo settimana, su quasi tutti i campi da gioco. Il pallone è quello che premia un giocatore di 24 anni capace di tirar fuori delle perle pur partendo quasi sempre dalla panchina. Il pallone è quando un allenatore decide di fermarsi e ragionare con il senso di rispetto per s√© e per gli altri prima di portarsi a casa una partita regalata, è quando una squadra spodesta la capolista, è quando l’ultima della classe gioisce per un punto su una big, è quando un allenatore viene osannato per un’impresa quasi impensabile.

Il pallone è quando si ha libertà di criticare una sconfitta con l’onestà intellettuale e non accampando scuse. Il pallone è quando il frutto dell’Italia calcistica, quella che merita, arriva in alto, nelle serie professionistiche ed è ancora in grado di scaldare un cuore correndo dietro al pallone.

Aspetti questi che si stanno perdendo, pian piano in favore dei soldi, dell’introito, del trofeo, del business. Difficile ammetterlo, ma in fondo è questo il calcio che ci sta rimanendo tra le mani, perch√© specchio di una società che non riesce ad emozionarsi più come prima, e che agisce con il raziocinio dell’opportunismo piuttosto che con il cuore.

Fidatevi, questo non è calcio!

Cristina Mariano