Soltanto un paio di settimane fa, in un editoriale di questa testata giornalistica, chi scrive non risparmiava strali anche piuttosto severi nei confronti di una ‘napoletanità’ che, troppo spesso, sfocia in ritardo sociale, in inadeguatezza comportamentale, in decadente meridionalismo da luogo comune…
Si ricordava quanto sarebbe bella una scenografia sociale partenopea capace di coniugare l’incantevole bellezza della nostra terra a costumi di civiltà e condivisione corretta del vivere comune; senza una perenne rincorsa a dimostrarsi più furbi, più buoni, e meno civili. Si auspicava, ad esempio, uno stadio vissuto come luogo di ritrovo ricreativo capace di ospitare famiglie, donne, bambini, nella ricerca di un momento di festa serenamente fruibile e ‘sicuro’. Senza tensioni, senza paure, senza regole puntualmente infrante.
La premessa è doverosa per far capire, a chi legge, che la ferma condanna nei confronti di quanto accaduto (ed ascoltato) ieri sera all’Artemio Franchi di Firenze non nasce dal pulpito del solito ‘napoletano lamentoso’, ma da un orgoglioso partenopeo che non si è mai innamorato dei difetti della propria terra, tutt’altro!
Ebbene ieri sera, nella culla dell’humanitas, nella terra del dotto fiorentino esportato in tutta la penisola, sulle sponde di quell’Arno in cui Manzoni sentiva la necessità di mettere in ammollo i propri panni letterari per rendere linguisticamente più ‘italiani’ i suoi Promessi Sposi, abbiamo assistito ad un saggio di profonda e becera inciviltà!
Passino i cori di sano sfottò che incitano a saltare per distaccarsi da una tifoseria avversaria, passi il cattivo gusto delle allusioni a differenti latitudini e longitudini; ma non può più essere tollerata l’ipocrisia imperante che, indorandosi il volto di benpensante perbenismo, condanna i ‘buu’ razzisti (intollerabili ed insopportabili) e finge, però, di non ascoltare le invocazioni al Vesuvio!
Il Vesuvio, avendo più anni e saggezza dei fiorentini, ovviamente se la ride sornione sullo sfondo del golfo più bello del mondo, ma resta l’amarezza per un atto di incomprensibile inciviltà.
Nella sconcertante escalation di idiozia, alcune frange particolarmente ispirate dal demone della stupidità (è doveroso sottolineare che si tratta di gruppi, e non di una città e di un’intera tifoseria, ma poco consola) addirittura si scagliavano contro San Gennaro, reo di essere protettore di un popolo inferiore, e quindi additato come “pezzo di ….”
San Gennaro, abituato a ben altri mart√¨ri, non si struggerà per il trattamento riservatogli da qualche zotico toscano antropomorfo, ma a noi tocca il dovere di raccontare; e di stigmatizzare.
Ricordo altri fiorentini, ed una società civile che è stata e resta cellula primordiale della grande tradizione culturale e sociale italiana.
Ma non posso fare a meno di chiedermi dove il sommo fiorentino Dante collocherebbe gli scellerati che, ieri sera, davano fondo a tutto il loro ridottissimo quoziente intellettivo per ridursi a ciò che, forse, sono sempre stati: fauna!
E mi sono detto: li piazzerebbe all’inferno tra i bestemmiatori? Vorrei ricordare agli illustri urlatori fiorentini che, nel terzo girone del’Inferno, Dante li mette in compagnia di sodomiti ed usurai!!!! In bocca al lupo!!
Ma forse, con la benevola (e spiccatamente napoletana) intercessione di un San Gennaro poco vendicativo, il buon Dante avrebbe gioco facile a metterli dove veramente meriterebbero di stare: tra i vigliacchi! Tra chi non ha una propria visione delle cose e del mondo, ma si nasconde nell’anonimato di una folla urlante per trovare forza non avendone; ed uniformarsi al gregge come pecora belante!
Nemmeno degni dell’Inferno vero, dunque, perch√© privi della dignità e del coraggio che caratterizzano anche i cattivi, se dotati di personalità e spessore (quand’anche negativi).
Riflettano presidenti, allenatori (tra l’altro napoletanissimi…) e dirigenti, dunque, poich√© negando quanto ascoltato, rischiano di incappare nell’ira del vero e nobile fiorentino Alighieri, che finirà per collocare anche loro tra gli ignavi, privi del coraggio di prendere posizione e condannare!
E comunque, se la risolvano un po’ tra toscani, questa losca faccenda; noi, da bravi partenopei, dividiamoci il bottino, e diamo un punto al Vesuvio, uno a San Gennaro, ed uno all’assist di esterno di Higua√¨n, lampo di luce divina, cui anche il buon vecchio Dante avrebbe applaudito.
Leonardo Acone
docente di letteratura italiana e di letteratura per l’infanzia presso l’Università degli Studi di Salerno