Ciro Russo, allenatore partenopeo di calcio a 5, si prepara alla prossima stagione in cui guiderà il San Marco, compagine di Afragola. Pronto al ripescaggio per ripartire in C2, mister Russo si presenta con un’intervista.
Come e quando è nata l’idea di diventare allenatore di calcio a 5?
Era il 1998 e con gli amici giocavamo a calcetto ogni settimana, organizzavamo partite con altre squadre vincendo puntualmente, ma ci mancava un organizzazione tattica, allora mi misi in cerca di qualche patuto come me di calcetto e vidi che vi era un mondo tutto sconosciuto come il futsal di cui faceva parte l’Afragola dei fratelli Romanucci.
Mi sono appassionato tanto che nel 2000 conseguii il patentito di allenatore a nocera insieme a Serratore, Tarcinale, Orefice ed altri grandi giocatori di Futsal.
Iniziai a prendere appunti su quello che facevano allenatori più esperti e a studiare gli
allenamenti, a pensare cosa avrei fatto io in quella situazione e mi inventavo degli esercizi.
iniziai in C2 col Cattori five dell’amico Gallo e del caro Catello De Falco vincemmo il campionato, l’anno successivo andai in C1 col Gaetano Scirea insieme a Nin√¨ Conte da cui appresi tanto del calcio a 5.
Come definiresti il ruolo dell’allenatore?
E’ un ruolo che solo un Matto può fare!!! Lo dico perch√© non si deve solo allenare la squadra ma anche i dirigenti, i presidenti, i tifosi, i mass media. Cioè bisogna gestire tanti aspetti, farsi capire in tanti contesti. Puoi fare tutto al meglio ma se poi perdi una partita si rimette tutto in discussione. Bisogna avere sempre la coscienza pulita per superare certi momenti.
Nel bene e nel male è un ruolo che ha delle responsabilità e a volte si dipende da persone che non se ne intendono di futsal. E’ una passione che ti prende tante energie, quando sei giocatore finisce tutto dopo l’allenamento, quando alleni non è più cosi.
Quali i punti forti e i punti deboli della figura dell’allenatore?
Oggi l’allenatore deve essere molto più attento alla gestione del gruppo e non focalizzarsi solo sull’allenamento e la tattica. Come punto di forza metto la cura che si ha per le relazioni, l’importanza del farsi capire e seguire. E’ l’aspetto più intrigante, la sfida più complessa.
Sapendo che non esiste l’allenatore perfetto lego i punti deboli agli aspetti del carattere, nel senso che bisogna essere positivi per dare sicurezza e stabilità al gruppo, i messaggi da dare devono essere chiari e mirati sulle cose che bisogna fare.
Come si dovrebbero impostare i rapporti con gli altri ruoli?
All’interno del mio staff cerco di avere delle persone che mi dicano sempre le cose come stanno, perch√© cos√¨ facendo mi fanno riflettere. A me piace dire le cose in faccia e allo stesso tempo mi piace che gli altri facciano la stessa cosa con me. Ci sono invece allenatori permalosi che stoppano sul nascere questa dinamica. Rispetto ai dirigenti mi piace tenere ottimi rapporti, li tengo partecipi delle mie scelte e mi confronto con loro. Se mi danno dei consigli ragiono se possono essere utili oppure no. Nessuno si è mai permesso di dirmi: perch√© non hai fatto giocare tizio? Anche nei confronti del presidente dico chiaramente come vedo la squadra e spiego i motivi delle mie decisioni. E’ importante il dialogo continuo. Nei momenti di difficoltà, finora non mi è mai capitato di trovarmi isolato. Sono una persona che non si fascia la testa ma rimango concentrato sul lavoro senza perdere energie e sicurezze.
Qual è la tua filosofia calcistica??
Mi piace giocare per vincere e non mi piace giocare per non perdere. Le mie squadre si assumono dei rischi per vincere.
Elenca per ordine di importanza le competenze specifiche di un allenatore.
A mio avviso la gestione del gruppo, il saper insegnare il futsal e la competenza in campo.
Come dovrebbe essere la formazione di un allenatore dei settori giovanili??
Occuparsi dei giovani vuole dire lavorare in maniera completamente diversa. Fino a 12 anni bisogna farli divertire e farli lavorare con le abilità tecniche e coordinative, in modo speciale adesso che i ragazzi sono scoordinati, in sovrappeso e stanno spesso a casa davanti al computer. C’è bisogno che i ragazzi facciano tutti gli sport, poi una volta scelto il calcio, si deve lavorare molto sulla costruzione del gioco senza mai abbandonare il pallone. I lavori a secco li annoiano solamente!!
Il futuro di mister Ciro Russo?
Dopo i sei mesi splendidi vissuti al Gladiator in C1, ho imparato che nel calcio a 5
ci sono ancora persone valide di cui ci si può fidare e visto il momento particolare che attraversiamo, trovare amici e come trovare un tesoro.
Infatti il tesoro è stato ritrovato con l’ASD SanMarco 2006, più che una società è una Famiglia dove è possibile crescere prima come persone e poi come futsalplayer.
L’obbiettivo comune è quello di risollevare dalle polveri questa squadra, iniziando col ripescaggio in C2, ed innestando nel forte gruppo già esistente lo scorso campionato persone e giocatori di provata serietà. Ebbene anche quest’anno, (è dalla stagione 2000/2001 che non perdo un colpo, sempre in panchina), con il progetto San Marco Duemilasei, ritornerò a fare il Matto!!!