Insider. La dolce rincorsa Galiziana

La Galizia è una terra suggestiva da sempre. Incastonata tra l’Oceano e le montagne dei Pirenei, con le sembianze tipiche da contorno per uno di quei film d’autore. Terra divisa tra mare e montagna, tra acqua e sassi. Ma anche una terra divisa tra il sacro e il profano, con il cammino di Santiago che si inerpica nei meandri della terra dove risiedono le Isole Cies e la torre di Hercules. In Galizia tutto scorre lento, anzi, sulle note dei suoi particolari suoni il tempo sembra quasi fermarsi. Si è fermato con questa percezione anche per 10 mesi, quelli che vanno dall’agosto 2003 al maggio 2004, e si è fermato per 30 semisconosciuti e sparuti calciatori che in modo sorprendente conquistarono l’Europa. Questa è la storia di una rincorsa lenta, leggera e potente allo stesso tempo, questa è la storia della campagna europea del Real Club Deportivo la Coruna.

La storia parte dagli uffici dello stadio del Riazor, Javier Irrureta sta preparando la nuova stagione della sorpresa assoluta, il suo Deportivo la Coruna. Quando dico suo dico suo davvero, si perchè prima del suo avvento sulla panchina i Galiziani avevano massimo raggiunto la 9 posizione in Liga. Javier riesce a mettere su una squadra che è un mix tra spagnoli e uruguagi, gli spagnoli perchè siamo in Spagna è i propri elementi bisogna utilizzarli, gli uruguagi sono da sempre la passione di Javier rimasto stregato dagli eroi del Maracanazo, ma quella è un altra storia e che storia. La squadra ci mette 5 anni per divenire competitiva, a giugno 2003 l’impresa. Il Deportivo è in finale di Coppa del Re, di contro i Blancos del Real, che però per una notte diventeranno i Negritos come la rabbia che schiumeranno in molti a vedere la squadra Galiziana alzare la Coppa ai loro danni. Con questa conquista il Depor si regala la Champions, Irrureta è serafico, servono rinforzi. Dalle parti del Riazor arriva una punta, tale Walter Pandiani, inesploso delantero acquistato 3 stagioni prima dal Penarol e più volte mandato in prestito, ovviamente Uruguagio. Gli acquisti sono tre, dentro manco a dirlo un portiere Uruguagio, Gustavo Munua e un collega franco-senegalese, l’esperto Jacques Songo’o, mentre dalle Merengues arriva la punta Pedro Munitis per dare manforte a Pandiani. La rosa può contare sulla fluidità di gamba di Leonel Scaloni e le geometrie di Djlamina, la vera forza però è il gruppo.

In Europa il Deportivo parte dai preliminari, ultima fase e scontro doppio contro i Norvegesi del Rosenborg, andata allo stadio Parken e ritorno al Riazor. Il primo set finisce senza reti e senza spunti, al ritorno gli spagnoli sentono l’odore della preda e colpiscono, su uno spiovente la difesa ospite si addormenta e al suo risveglia si ritrova Luque a tu per tu con il pipelt, punta appena accennata e il Depor apre il gas verso i gironi.

La prima fase a gironi vede il Deportivo impegnato con Aek Atene, PSV e Monaco. I francesi sembrano averne di più, i greci dovrebbero essere la squadra cuscinetto, Galiziani a giocarsi la qualificazione con gli Olandesi, secondo i piani. Alla prima giornata si fà visita allo Spyros Louis di Atene, clima ardente e tifo infernale, Minuto 12, parte lo show di Walter Pandiani. Gol di rapina, vantaggio Deportivo e Irrureta galvanizzato. Almeno fino al minuto 86, troppo spazio concesso al dieci greco Tsiaratis e l’Aek pareggia. Alla seconda giornata arriva il PSV di uno sbarbato Arjen Robben, la voglia di fare è tanta. Minuto 20, Valeron si guadagna una punizione che va a calciare Sergio, la traettoria inganna Watterues che cicca la parata e il Deportivo passa. A 6 giri di lancette dalla ripresa il La Coruna si presenta anche dal dischetto con Pandiani, botta sicura centrale e raddoppio, arrivano così i primi tre punti. Arriva di misura e soffrendo anche la seconda vittoria ancora al Riazor, stavolta a carico e danno del Monaco, giocata sublime di Diego Tristan e il Deportivo si porta al giro di boa con certezze e a 3 punti dalla matematica degli ottavi. Certezze spazzate via 14 giorni più tardi, naufragata pesante in casa dei monegaschi, 8-3 e tutte le certezze cancellate. Contro l’AEK bisogna ripartire, farlo azzerando tutto. Segna praticamente tutta la trequarti, Berenguel, Valeron e Leque. Il Deportivo la Coruna è agli ottavi di Champions, rendendo di fatto vana la sconfitta a casa degli olandesi del PSV.

Agli ottavi il Deportiva incrocia i tacchetti alla Juventus, quella dei campioni veri. Sembra una montagna impossibile, in Galizia non ci crede pressochè nessuno, o forse uno, Javier Irrureta. Al Riazor, nella sfida d’anadata, Pandiani si riposa e gioca l’argentino Diego Tristan. La  sola trequarti della Juventus fa paura, Nedved, Del Piero e Trezeguet. Ci prova per primo Sergio, bella conclusione ma palla larga. Il Deportivo spinge e sembra essere la Juventus, bianconeri distrutti. Il cenno più forte di Juventus lo si ha quando Nedved imbuca per Pinturicchio, mezzo scavetto e guantone destro di Molina che trema ma resta vigile. Siamo al minuto 37 quando Thuram scivola e cappella una chiusura, Luque si coordina e spezza le mani di Buffon. Il Deportivo va allo stadio delle Alpi con il vantaggio parziale e mentale, ma la montagna sembra comunque alta. Il ritorno si apre con una sorpresa, minuto dodici Luque scappa via e serve Pandiani, sinistro sporco ma che termina dentro. La Coruna vive la sua notte di ardente passione, Javier Irrureta sa di aver fatto qualcosa di incredibile.

Ai quarti la montagna si fa ancora più difficile e impervio, come in una favola il Deportivo vola a San Siro contro il Milan campione d’Europa. Quando i Galiziani arrivano a San Siro sembrano bambini appena nati, alla ricerca della luce, abbagliati da uno splendore unico, con la voglia di scoprirne e ammirarne ogni dettaglio. Arrivano i panzer rossoneri, guidati dal comandate Carlo Ancelotti, dalle parate di Nelson Dida, dalla leadership di Maldini, dalla grinta di Gattuso, dalle giocate di Kakà. Sono 90 minuti che assomigliano ad un incubo, il Milan arriva da tutte le parti eppure… minuto 11, lancio periferico di Joan Capdevilla e tiro perfetto di Walter Pandiani, il Deportivo è clamorosamente avanti a San Siro. Il Milan torna a caricare e a fine gara sarà una mattanza, 4-1 con Kakà, Pirlo e Sheva boia del sogno Depor. In Galizia tutto scorre lento, la settimana chee porta alla sfida di ritorno sembra infinita è Javier Irrureta la scandisce promettendo… in caso di vittoria farà il cammino de Santiago. Il Riazor assomiglia più all’Inferno, i Diavoli sono letteralmente tramortiti. Dopo 5 minuti il solito Pandiani sblocca, dopo 35 minuti Valeron raddoppia e 5 minuti dopo Luque fa 3 a 0. A fine primo tempo il Deportivo porta il match ai supplementari… ma si sa che in Galizia il tempo scorre lento. a 14 minuti dalla fine è Fran a regalare l’inchiostro per la penna con la quale Irrureta scriverà la favola, il Deportivo è in semifinale di Champions.

Il calcio a volte regala storie, quelle degli outsider. Il Deportivo trova il Porto di Jose Muorinho. A Oporto non succede nulla, 90 minuti di noia. Il ritorno, al Riazor, lì dove non ha mai perso, lì dove anche 90 minuti sembrano infiniti. Le favole però hanno una fine, quella parole la scrive Derlei dal dischetto, il Porto va in finale che poi vincerà anche.

Il Galizia tutto scorre lento. In Galizia il calcio ha insegnato. Ha insegnato che mai nella vita i soldi sono sinonimo di vittoria e gloria. Ha insegnato che dove non arrivano le gambe, le giocate di pregio…arriva il cuore. Perchè nello sport così come nella vita, nessuno statistico ha mai misurato il peso dell’anima. Perchè nello sport come nella vita, per avere qualcosa che ancora non hai devi fare qualcosa che ancora non hai fatto. Erano solo uomini, gli uomini vivono e gioiscono, soffrono… muiono.  Ah Don Javier le scarpe le ha messe, il cammino lo ha percorso… con i suoi uomini.

Conosco un uomo che una volta disse.

“In fin dei conti dobbiamo tutti morire, purtroppo non possiamo scegliere in che modo, ma possiamo decidere come andare incontro alla fine, per poter essere ricordati… da uomini”. Quell’uomo lo chiamavano Gladiatore.

Oggi in Galizia scorre ancora tutto lentamente. Perchè la frenesia in Galizia la lasciano a chi è senza anima. Perchè all’anima non si comanda, perchè l’anima scorre lenta.

Quella non la può pesare nessuno.

Gracias Depor.