Gli immortali del calcio. Guadagnuolo, il bomber della strada: genio, follia e straordinarietà col 10 sulle spalle

La crisalide è l’immagine della vecchiaia. Vegeta, è secca, è intorpidita ma vivrà. Ed è proprio in questo sonno e in questa immobilità passeggera che si formano le ali che porteranno all’immortalità.
(Sophie Swetchine)

Da Seneca a Goethe, da Schopenhauer a Platone, passando per Freud e Nietzsche. Filosofi, scrittori, teologi si sono cimentati a vario titolo nel tema dell’immortalità, senza mai trovare una reale risposta. Probabilmente la verità è che ogni concezione di immortalità è relativa al vissuto di ognuno. Ogni persona è nel suo piccolo immortale e al tempo stesso mortale per qualcuno o per se stesso. Ma senza protrarci in uno spirituale studio dell’immortalità proviamo a portare quest’ultima nella quotidianità , in questo caso nello sport. Utilizziamo il concetto di immortalità come iperbole per approfondire e raccontare alcuni esempi di calciatori ancora attivi, nonostante abbiamo superato i 30 anni, in alcuni casi anche i 40.

Roberto Guadagnuolo, attaccante classe ’82. E’ il simbolo della Puteolana liberata, risorta, ritrovata. La punta centrale negli anni scorsi, infatti, ha strappato via il titolo sportivo dalle mani di Danilo Leone per tenerlo custodito e cercare una nuova dirigenza che potesse riportare la squadra dei diavoli rossi all’antico splendore. Ora nella mani di Emanuele Casapulla e soci, Guadagnuolo cambiato squadra e categoria, passando prima all’Ercolano e poi allo Sporting Barra, squadra che lui definisce di casa sua.

‘O mericano. Così lo conoscono i tifosi e i compagni di squadra, oltre che i colleghi del mondo del calcio. Il bomber della strada, così si definisce lui, quando si racconta. Una carriera lunga, travagliata, tra il genio e la follia, oltre che la difficoltà di una quotidianità non certamente ricca, quella che vive nel suo quartiere, San Giovanni a Teduccio. Guadagnuolo ha iniziato a giocare a pallone proprio tra i vicoli del quartiere, con gli amici. Un calcio d’altri tempi, quello in cui gli osservatori giravano per la città alla ricerca di talenti spontanei. Guadagnuolo è uno di questi e viene notato dall’osservatore della scuola calcio Carioca, dove resta per diversi anni per poi passare alla scuola calcio Carluccio.

Marco Borriello e Pasquale Carotenuto sono i primi due compagni di squadra, poi l’arrivo al Granarolo, i provini con la Serie A assieme a Borriello, che viene ingaggiato dal Milan. Guadagnuolo arriva, invece, nella Pro Vercelli, in Serie B venendo aggregato alla formazione Primavera. La partita contro il Padova fu lo spartiacque per la sua vita da calciatore. Una vittoria quasi conquistata, minuti finali, un contrasto e la tibia fratturata. Un infortunio che lo tiene lontano dal campo per un anno e mezzo.

Personalità difficile quello dell’attaccante napoletano e l’infortunio non fa altro che complicarla maggiormente. La forma fisica viene compromessa. La velocità diminuisce del 40% la voglia di giocare sparisce. Si apre, però, all’orizzonte la porta che lo porta all’Ottaviano. Esperienza emblematica: assenze, scarso impegno, ma un talento che nonostante non venga coltivato e curato riesce a imporsi nella persona e nella carriera. Partita in corso, ingresso, interdizione del gioco, dribbling, gol e l’uscita dal campo. No, non una sostituzione, ma la scelta di andare via, con un atteggiamento quasi di superiorità. La consapevolezza della forza, della capacità con il pallone tra i piedi. ma quell’uscita equivale all’addio.

Un giocatore diviso tra la propria potenza tecnica e la scarsa voglia di vincoli. Una storia non certamente unica e rara nel mondo del calcio. Un’altra occasione con l’ingaggio del San Giorgio, nella Juniores, con Antonio Petrone, poi la prima squadra, ma un forfait anche in questo caso. Troppa disciplina, troppo impegno, troppa concorrenza. La svolta arriva con l’esperienza con Enzo Potenza, che assieme a Feola, ai tempi del Gladiator, e del Capri, sono gli uomini di calcio che hanno inciso in Guadagnuolo il senso del calcio. Sacrificio, impegno e soddisfazione. Sono gli anni della consacrazione, delle vittorie, dei gol, del protagonismo, quello che premia e ti porta il futuro a portata di mano. Sono glia anni dell’ascesa, dalla Seconda Categoria alla fascia da capitano a Caserta.

Dopo tre anni, la scomparsa del Capri, Guadagnuolo cambia diverse squadre, arriva nella Casertana dove lascia il cuore oltre che un’impronta importante nei tifosi. Bello e impossibile. Probabilmente con la canzone di Gianna Nannini si potrebbe definire il Gudagnuolo calciatore. Un giocatore che regala emozioni, ti conquista, ma poi ti rende schiavo del suo talento per poi buttarti via, spezzandoti il cuore e lasciando un vuoto incolmabile, mentre la vita va avanti. Arriva un’altra squadra. Un dieci stampato sulla schiena, che è l’ultima visione prima della dissolvenza nella nebbia, come in un sogno, come nel più classico dei film romantici. Proprio lì, con quel 10, quella casacca, Guadagnuolo fu messo all’angolo: vincere o andare. Alla prima da titolare la vittoria, il posto assicurato, una storia completamente cambiata, quella di una Casertana in crisi che risorge sotto i colpi del capitano.

Il Gladiator, la Scafatese, il Gaeta, la Battipagliese, tutti traguardi importanti di una carriera travagliata, ma che ha comunque portato un palmarès ricco di trofei, gol e presenze. Tutto chiuso in un passato incancellabile per chiunque abbia incrociato la sua strada. Gli ultimi anni sono quelli che hanno portato ad un altro step, quello del calciatore manager. Un titolo tra le mani, la responsabilità di avere il destino delle squadre. Ma c’è ancora quella fiamma ardente nel petto. Il divertimento e la voglia di rincorrere quel pallone, buttarla in rete, esultare, gioire arrabbiarsi. Tutto per una sfera, che rotola via, incontrollatamente, con il favore e lo sfavore del vento. Non solo il calcio. Una vita spericolata, una vita alla James Dean. Una carriera condita di alcol, frivolezza, feste, donne. Gascoigne e Best, Maradona ed Edmundo. L’ira delle società, l’alba a ballare. Tutti frammenti di un percorso di straordinaria follia.

Un altro pezzo di storia pallonara. Quella di Guadagnuolo, il bomber della squadra che a 37 ha ancora un finale da scrivere nel suo romanzo, quello d’o merican liberato.