Simpatie e antipatie. Figli e figliastri. O semplicemente io sono io e voi non siete nessuno. Insomma, decifrare il post di Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport, lascia qualche perplessità, ma soprattutto stucchevole sconcerto, oltre che rabbia.
Niente tatto, niente premessa, semplicemente una dichiarazione degna di chi è stato ferito nell’intimo, nella propria persona con dichiarazioni sopra le righe, offensive, diffamatorie. Tutto questo si legge, o meglio si percepisce, in quelle poche righe pubblicate sulla pagina ufficiale di chi gestisce, nel nostro Governo, lo sport.
“Leggo cose strane in giro ma nulla è cambiato rispetto a quanto ho sempre detto sul Calcio: gli allenamenti delle squadre non riprenderanno prima del 18 maggio e della ripresa del Campionato per ora non se ne parla proprio.
Ora scusate ma torno ad occuparmi di tutti gli altri sport e dei centri sportivi (palestre, centri danza, piscine, ecc) che devono riaprire al più presto!”
Davvero, Ministro? Duemila reazioni, oltre milleduecento commenti, oltre quattrocento condivisioni, per cinque righe similari ad un “io non ci sto” con fermezza scalfariana. Ma a cosa esattamente? Cosa le ha fatto il mondo del calcio? Tra giornalisti ci sono perplessità, spaccature tra chi vorrebbe ripartire e chi no. Chiaro, la situazione non è certamente favorevole alla ripresa, ma insomma, parliamo anche del terzo produttore di PIL, parliamo del principale contribuente al mondo dello sport, per altro uno dei pochi professionisti. L’unico che effettivamente ha una filiera di grandissime dimensioni alle sue spalle, tra calciatori, staff, e dipendenti che non hanno certo il milioncino a fine anno sul conto in banca.
Nel calcio ci sono anche coloro che stanno aspettano la loro cassa-integrazione, quella che non tutti ha raggiunto e che stanno riuscendo ad andare avanti solo grazie alla solidarietà dei calciatori, quei cattivoni. Dietro quella palla che rotola in fondo c’è tanto sociale, ma anche altrettanto business a cui si legano molte industrie produttive, come lo stesso turismo. Uno sport che muove le folle. E questo certamente non vuol essere una sviolinata allo sport più amato dagli italiani, ma semplicemente un’analisi dei numeri, senza entrare nello specifico delle cifre.
Il campionato non riprenderà? Ancora non si è capito. Intanto De Luca, Zingaretti, Bonaccini hanno aperto agli allenamenti individuali dei calciatori delle principali squadre militante nel mondo pallonaro. Intanto, il dottor Paolo Ascierto ha riacceso la speranza basandosi sui numeri quelli dei contagi che si stanno abbassando con costanza. Intanto De Laurentiis farà partire domani i tamponi per tutti i tesserati del Napoli.
E allora che guerra sta ingaggiando il Ministro Spadafora? Gli altri sport hanno certamente bisogno di attenzione, sussistenza, ma non occasionale, data solo per sbolognare il calcio, ma semplicemente per permettere che anche gli altri atleti abbiano gli stessi diritti, logistici, economici ecc. Nessuno ha mai chiesto l’abbandono di volley, che si è già fermata, del basket, ancora in quarantena solo la Serie A, il futsal, il rugby, ma semplicemente di fermarsi, riflettere insieme e comprendere se ci sono le condizioni per riprendere.
Così non è? Allora Spadafora blocchi tutto, ma lo faccia con responsabilità istituzionale che quel ruolo richiede con vigore, lo faccia tramite un Decreto e spieghi a tutti i lavoratori in cassa-integrazione e a quelli collegati al calcio, come giornalisti, operatori televisivi, dipendenti delle agenzie scommesse, ecc. perchè si è alzata la muraglia.