Futsalero è il giocatore di futsal, nato dalla contrazione del portoghese futbol sala cioè calcio da sala, il nostrano calcio a 5, assolutamente da non confondere con il calcetto. Futsal‚Ķero! è la rubrica di Sport Campania dedicata alla Disciplina, ogni settimana incontreremo un nome che per questo sport ha profuso tempo e passione, ecco la storia di oggi.
Un suo omonimo è stato tra i pittori napoletani del Settecento, allievo di Giordano e Solimena, ma di quadri e affreschi il nostro ospite non ne ha probabilmente mai dipinti. Di certo le sue opere hanno contribuito ad accrescere un movimento spesso bistrattato, non ha seguito influenze barocche o il naturalismo caravaggesco, ma ha preferito rimboccarsi le maniche e darsi da fare con numeri, risultati e tanto entusiasmo. Ascoltato la scorsa settimana dalla redazione di Sport Campania, abbiamo tenuto scaramanticamente in serbo le sue dichiarazioni, in attesa della finale europea di Anversa, per i nostri lettori Antonio Sarnelli, ex responsabile del futsal campano e dirigente storico della Nazionale Italiana.
Antonio Sarnelli, classe ’51, una vita per lo sport, dal calcio al futsal, da dove parte questa passione?
Ho fatto parte del Comitato Regione Campania della FIGC dal ’76 al 2003, seguendo dapprima il calcio a 11. Nell’88/89 mi viene richiesto di occuparmi del nascente calcio a cinque, inizialmente c’erano davvero poche squadre, primo ostacolo fu coordinare realtà anche fuori regione come le compagini molisane, non esistevano gli strumenti attuali, era persino difficile offrire indicazioni agli arbitri per campi, orari e quant’altro.
Insomma ha davvero dato gli albori al futsal in Campania, quale l’ostacolo più grande inizialmente?
Ero recalcitrante nei primi tempi, poi è scoccata la scintilla che mi pervade ancora. Come predetto, non essendoci i media di oggi, il primo malcontento generale era dettato dall’organizzazione. Il mio primo impegno è stato quello di dare una struttura alla Disciplina, creare delle basi forti per poi pensare ad incrementare il numero di iscritti.
Quante squadre c’erano inizialmente e qual è il numero maggiore di iscrizioni raggiunte?
Partimmo con otto, nove squadre, divise tra Campania e Molise, durante la mia gestione raggiungemmo la quota di circa 250 squadre tra maschile e femminile, senza dimenticare che la Campania fu la prima ad avviare il Settore Giovanile. Numeri che non si sono più ripetuti, purtroppo il calo è costante.
Quale cura per una Disciplina che appare costantemente debilitata?
La verità è che molti confondono l’appartenenza alla Lega Nazionale Dilettanti col dilettantismo, non bisogna essere Professionisti ma professionali. Non è più il tempo di improvvisarsi, forse non lo è mai stato, dopo aver accresciuto il numero di squadre la nostra volontà era di formare le relative dirigenze. Una società forte e organizzata rappresenta il pilastro fondamentale. Non c’è una medicina universale, però con questi dettami si arricchirebbe la qualità delle diverse categorie, soprattutto regionali.
Ha vissuto un momento di particolare fortuna del calcio a cinque, qual’era il segreto?
La fortuna aiuta gli audaci ma è anche un mito. Di certo inizialmente era considerata una Disciplina minore, ma pian piano ha preso piede ovunque. La novità ha dato fervore a molti inizialmente, il passaggio per molti dal calcetto al futsal ha offerto una spinta decisiva. Non credo avessimo dei particolari segreti, n√© che fosse solo buona sorte la crescita del movimento, di certo ho vissuto tanti bei momenti contornati di tante vittorie regionali e nazionali.
A proposito di successi, l’Italia del futsal è fresca della vittoria agli Europei, eppure i media nazionali dedicano poca attenzione, mentre qualche addetto ai lavori critica una Nazionale di oriundi?
Guardando l’Italia di Prandelli, non ho mai sentito molti lamentarsi per un goal di Osvaldo. Lo sport nazionale è il calcio, nel periodo di massimo splendore il futsal sarebbe potuto divenire una Federazione a s√©, questo mancato salto rende la Disciplina come figlia di un Dio minore. Ho vissuto personalmente e da vicino la scalata di molti ragazzi dalle selezioni Under verso la Nazionale maggiore, sabato ho gioito per i successi dei vari Mammarella, De Luca, Lima, Fortino e tanti altri che hanno sempre dimostrato amore per i colori azzurri, versando sudore e lacrime. Per fare un paragone oggi
Chiudiamo con il suo percorso, tra i padri fondatori della Disciplina a livello regionale, oggi nonno a tempo pieno e semplicemente tifoso e spettatore?
Credo che il mio percorso sia stato più che esaustivo, in seno al Comitato Regionale e in ambito Nazionale ho vissuto tanti momenti, una parabola che ha visto il suo culmine, si è chiuso un ciclo, ora resto in tribuna o meglio in salotto. Difficile tornare in ‚Äòcampo’, certo per un qualcosa di veramente stimolante, potrei anche pensare di ….