Donne e pallone, a qualcuna piace il calcio

Sono passati appena venti giorni dalla giornata internazionale della donna, nella quale si celebra il ricordo di chi ha lottato per la pari opportunità, parità di sesso, parità di lavoro e considerazione, oltre che concezione sociale.

Non è passato neanche il ricordo che nel giro di pochi giorni l’Italia calcistica, quanto meno parte di essa, si è travestita della solita maschera sessista, maschilista e spregiudicata di onniscenza e onnipotenza. Quanto accaduto pochi giorni fa al Guariglia di Agropoli e le espressioni ingiuriose nei confronti di Annalisa Moccia, guardalinee di Agropoli-Sant’Agnello, all’inizio del match ha alzato un polverone che ha coinvolto integralmente la stampa colpendola di una espressione del calcio al quale, ahinoi, siamo oramai abituati.

Un polverone che ancora non si è diradato, ma sulla gogna mediatica ci è andato il cilentano giornalista sulla cresta dell’onda da diversi giorni. Una punta dell’iceberg che negli anni scorsi aveva dato adito a polemiche contro altri personaggi del calcio. Una delle tante espressioni che con il passare dei giorni si è affievolita lasciando poi spazio al canonico “MeToo”, “IoStoCon” di turno passato poi al dimenticatoio come una scritta sul bagnasciuga in piena alta marea.

Lo stesso sdegno non colp√¨ Fulvio Collovati e il suo voltastomaco per le donne che parlano di tattica. Al contrario aveva da un lato portato all’imputazione dell’ex calciatore quale sessista, ma al tempo stesso ad articoli e espressioni di consenso, quali baluardi dell’innato e acquisito diritto dell’uomo, in quanto maschio, di essere il solo possessore del dono di capire, comprendere, discutere e partecipare al calcio. Situazione passata in sordina nel giro di pochi giorni, con Fulvio Collovati sospeso per due settimane dalla RAI.

Intanto la Nazionale Italiana si qualifica ai Mondiali di calcio, ne diventa protagonista. Il calcio femminile continua a prendere piede. Mentre, però, la Juventus Women’s e la Fiorentina Women’s si giocano il campionato con scontri diretti e a distanza a suon di gol, l’Italia cade ancora una volta nella trappola. In questo caso, però, la gogna mediatica ancora non ha poggiato i riflettori. Complimenti alle ragazze dell’Inter in rosa per la vittoria dello scudetto con cinque turni di anticipo, che si intersecano con sghignazzi e allusioni sulla qualità del calcio praticato da chi solitamente indossa un tacco 12. Scherno, nulla di esplicito se non parole non dette pesanti e gravi quanto quelle pronunciate appena pochi giorni fa.

Corsi e ricorsi storici che fanno venire in mente tante domande, tra le quali: “Ma realmente, quanti la pensano come la penna agropolese”. Non c’è bisogno, probabilmente, di aspettare i posteri per avere una risposta, ma basterebbe uno zapping tra siti e TV per averne una.

Cristina Mariano