“C’Era una volta il Calcio”: Dall’Impero al Medioevo, dal Soule all’Harpastum

Bentornati al secondo appuntamento con la nostra rubrica C’Era una volta il calcio. Dopo aver riscoperto le origini documentate più antiche del gioco che sarebbe poi diventato, nel corso dei secoli, quello che tutti noi oggi amiamo e pratichiamo, oggi andremo ad indagare come questo ha continuato ad attecchire e modificarsi dalla dominazione di Roma in poi.

Dall’Impero al Medioevo: il Soule. Per poter iniziare a comprendere le vere e proprie origini del calcio come noi tutti lo conosciamo oggi dobbiamo fare un salto dall’antico Impero Romano fino al Medioevo, nel nord della Francia, dove intorno all’anno 1000 (anche se la prima menzione ufficiale risale al 1147), si sviluppò il Soule (o choule). Derivato con tutta probabilità dall’Harpastum romano, questo gioco è paragonabile al calcio storico e si diffuse dapprima in Normandia e Piccardia per poi espandersi in tutto il paese. Era un gioco abbastanza violento e si svolgeva in grandi spazi (anche in interi villaggi e paesi). Ogni squadra poteva essere composta anche da 200 giocatori, il cui obiettivo era quello di portare una palla fatta di cuoio fino ad una meta prestabilita, che poteva essere distante anche molti chilometri dal luogo dove la partita aveva inizio. Per fermare gli avversari si utilizzava una sorta di lotta libera. Era un gioco molto virile Le partite potevano avere una durata molto lunga, anche giorni interi, finchè la meta non veniva raggiunta. La fisionomia di questo gioco inizia a ricordare per certi aspetti quella del calcio moderno. Ed era praticata per lo più la domenica, dopo la liturgia. Contrariamente a quello che ci è pervenuto dalle celebri lettere di remissione, il gioco era corredato di un codice che lo rendeva molto meno violento, in quanto non era permesso alcun tipo di colpo (ma solo il placcaggio) nei confronti degli avversari.

Dai Franchi al Regno d’Albione. Con tutta probabilità furono i Normanni ad introdurre il gioco in quella che poi sarà considerata la patria del calcio moderno: L’Inghilterra. Verso la fine del ‚Äò200 proprio in Gran Bretagna risalgono le prime notizie di un gioco con la palla chiamato Large-Football. Che però fu proibito o fortemente regolato per la sua violenza esagerata. Nel 1314 il Re Edoardo II ne proib√¨ la pratica a Londra e nei luoghi pubblici, e nel 1388, Re Enrico V mise del tutto al bando questa pratica. Nonostante il totale sradicamento in terra inglese, la pratica del Large-Football si diffonde sempre più in Scozia e, naturalmente, in Francia, dove, nello stesso periodo, veniva praticato un sport molto violento (giocato esclusivamente con i piedi) detto Savate.

La conquista del Nord. Consultando le saghe nordiche sappiamo che i Vichinghi erano soliti praticare una disciplina praticata su prati o campi ghiacciati, detta Knattleikr, nella quale si dividevano in due squadre, ognuna con un capitano, con l’obiettivo di condurre (con l’ausilio delle mani o di bastoni) una palla pesante all’estremità del campo avversario. Di questo gioco esisteva anche una versione celtica, detta Cnapan (o knappan), nella quale veniva usata una palla di legno cosparsa di grasso di animale. Il regolamento non scritto della competizione prevedeva che il gioco (in caso di foga eccessiva) potesse essere fermato al grido di :Heddwch! (letteralemente: Pace!).

 

 

Giovanni Tafuto