Arbitri e VAR, Graziano Cesari tra programmazione e problemi: “Ora tecnologia incompleta”

Il caso Guia in Napoli-Lecce, ha creato di nuovo molte e forti polemiche, abbassando ancora una volta la fiducia delle società nei confronti della classe arbitrale. Tramite le colonne del Corriere dello Sport, Graziano Cesari, ex arbitro e opinionista, ha approfondito la tematica VAR.

Secondo Cesari questo momento arbitrale “è il peggiore e l’incertezza del campionato non aiuta”. I problemi sono tanti e l’ex direttore di gara non li nasconde. Dalle motivazioni alla competizione, è dato tutto per scontato, da qui, l’abbassamento della qualità: “L’attuale gestione ha prodotto solo danni -spiega- Prendete la separazione delle CAN. La A,B e C “chiuse” non creano quella guerra che ai miei tempi, invece, c’era. Con 21 arbitri in Serie A è normale che, qualunque cosa tu faccia, dopo due domeniche sei designato di nuovo. Provate a fare una A a 40 arbitri, vedrete come si torna a lottare per emergere. Tutto a vantaggio della qualità e della crescita. E poi che programmazione ha fatto l’AIA? Non ha saputo guardare lontano”. 

Questione arbitri del domani e problemi di esperienza, esperienza tramandata e designazioni a partire dall’affermazione di Casarin su Guia (Se si fa irretire da queste cose ci sono altri mestieri, ndr): “Ha detto Paolo, un designatore all’avanguardia, che introdusse i raduni tutte le settimane, l’appoggio dello psicologo per cercare di rimanere in equilibrio, di un allenatore -Roberto Clagluan- per spiegarci le situazioni di gioco. Un arbitro deve avere personalità, carattere, ma avere la forza per modificare una propria decisione. Bisogna mettersi in testa che il calcio di ieri non c’è più, è finito. Prima i palloni pesavano un quintale, erano di cuoio pesante, avevano le cuciture che li tenevano insieme. Oggi solo nuvole senza peso, tutti d’un pezzo. Eppure si continua a giocare comunque”.

Sull’arbitro di domani ancora in attesa: “Con due spiegazioni. Il regolamento è cambiato tanto negli ultimi anni, ci vuole tempo anche solo per fare casistica. E poi c’è il ricambio, che in Italia è fortissimo, forse troppo. Di 9 arbitri attualmente internazionali, solo due hanno arbitrato qualche gara in Championa League, ovvero Massa e Guida. Cosa possono portare agli altri, in termini di esperienza e di esempio? E’ la spiegazione è sotto gli occhi di tutti. Doveri è l’arbitro che più di tutti gli altri è cresciuto, è maturato. Eppure è diventato internazionale a 40 anni, fa poche gare all’estero, nessuna di primo piano. Come si fa? L’altro direttore di gara che ha fatto il salto quest’anno è Maresca, a un patto: che no si esalti, è uscito dal derby di Milano alla grande, ma…Gli arbitri di oggi sanno tanto di tecnica (o almeno lo spero), e poco di calcio. Non c’è crescita, non si può gettare nella mischia arbitrini alle prime armi in partite che spetterebbero a gente più navigata. Cosa ha imparato Guia, e prendo solo l’ultimo esempio, dopo Napoli-Lecce? Nulla, zero. Fare il designatore o meglio farlo come dev’essere fatto, è scomodo, non si può fare l’amico di tutti. Bisogna prendere decisioni impopolari e prima di Rizzoli, forse fare il designatore era visto come una tappa di passaggio per arrivare ad altre cariche. Non solo: prima davvero la nomina era annuale, la conferma te la dovevi sudare sul campo. Adesso si ragiona su quattro anni di tempo, che stimoli possono esserci? Gli arbitri hanno bisogno di esempi. a volte fermare un arbitro fa bene. Bello essere sempre sotto i riflettori di San Siro, dell’Olimpico, del San Paolo. All’epoca, quando tornavi in Serie B, tornavi ad essere un arbitro normale. E quella normalità ci faceva bene, ci faceva crescere, ci dava la spinta per provare a riproporsi in alto”.

Questione VAR detrattori e favorevoli, anche negli stessi arbitri, da qui gli episodi come quello in Napoli-Lecce: “C’è da chiedersi: sono tutti disposti ad accettare il salvagente, l’aiuto della tecnologia? C’è del masochismo, ma credo che molti vedano nel VAR il sacrilegio al loro potere decisionale, a quel potere che casacca, cartellino e fischietto conferisce. Ci sono arbitri intellettualmente intelligenti che vedono la tecnologia come una parabola che li difende, ma ci sono, fra gli arbitri come nella vita di tutti i giorni, i presuntuosi, L’arbitro che ha più esperienza è anche quello che fisicamente è meno all’avanguardia. E’ capitato anche a me, a 43/44 anni, di non stare più dietro a quelli più giovani. Ed ecco che per loro il VAR, usato con intelligenza, diventa lo strumento per compensare quel deficit naturale. I più giovani no: veloci, rapidi, guizzanti, lo percepiscono solo come un abuso alla loro autorità”.

Problemi e soluzioni della tecnologia VAR: “C’è un problema, sicuramente il VAR così come (non) viene utilizzato è dannoso, Parma e Napoli sono due casi, non gli unici. Il VAR, così come strutturato, è incompleto nella sua composizione: serve un ex giocatore, che conosce le dinamiche, che conosce cose che vengono insegnate loro dalla scuola calcio e che gli arbitri non sanno. Ancora: farei vedere le immagini sui maxischermi, con una spiegazione della decisione presa, stile football americano. Informare significa anche prevenire. E poi dare la possibilità alle società di avere un challenge, uno per tempo, per chiedere una verifica, che spetta sempre all’arbitro centrale”.