Seiseidue Aversa C5. Giulia Gaudino: “Calcio coi tacchi”

Dopo i primi passi ha cominciato a calciare la sfera a scacchi anzich√© pettinare bambole. Nel sangue l’amore per quel pallone che è tipico di tutti i bambini‚Ķ.ma lei è una bambina! Mentre a casa festeggiavano i trionfi della Juventus di Lippi a metà anni ’90, lei tribolava per la sua squadra del cuore che cedeva al Vicenza in finale di Coppa Italia. Parliamo di Giulia Gaudino, classe ’92, pivot della Seiseidue Aversa calcio a cinque.

Giulia, parlaci di te, come e quando nasce l’amore per il pallone.
Ho sempre amato il calcio. A 10 anni già facevo 150 palleggi, purtroppo i miei genitori non hanno mai approvato la mia passione. A 15 anni ho partecipato al campionato femminile di A2 con lo Sport Napoli, registrando anche alcune presenze in Coppa Italia con mister Giuseppe Aversano.

Il calcio prima, il futsal poi…
L’anno scorso dopo una partitella con alcune delle mie amiche mi hanno trascinato nell’ASD Aversa. Una settimana dopo il mio arrivo il presidente lasciò la società, cos√¨ il gruppo si fece carico di portare avanti il progetto.

Un’avventura già difficile che diviene complicata.
Dobbiamo ringraziare alcune realtà territoriali, tra cui il Saint Patrick Pub, il Lelena Burger, la filiale Mail Boxes di Aversa, la concessionaria Samsung Brudetti e altri ancora.

Come si fa a sopravvivere in casa, sappiamo qual è la sua squadra del cuore‚Ķ
Eh s√¨ sono tifosissima del Napoli, circondata da papà e fratello bianconeri‚Ķnemmeno nomino la loro squadra! E’ una sana rivalità, il calcio deve essere divertimento e sfottò non certo odio.

Donne in pantaloncino anziché in gonnella, spesso viste in maniera diffidente?
S√¨, anche se credo la situazione sia migliorata da qualche anno. A volte la causa è anche l’immagine offerta da alcune giocatrici che offrono un ritratto sbagliato del calcio a femminile.

Spiegaci meglio la tua filosofia.
A mio parere si può essere donne e spingere un pallone in rete senza fare i maschi per apparire vere calciatrici. Avere una suola su un pallone non vuol dire lasciare la femminilità nello spogliatoio, mentalmente indosso ancora i tacchi quando calcio.

Quali obiettivi personali per questa stagione?
Cercherò di entrare sempre più nei meccanismi di gioco per essere di aiuto alle mie compagne. In serie C1 affronteremo squadre molto più esperte e competitive. Per me rappresenta una sfida che non vedo l’ora di affrontare.

E la squadra, quali traguardi si pone?
√à banale dire che vorremmo vincere tutte le partite. Però bisogna restare coi piedi per terra e pensare principalmente a consolidarci. La Asd Aversa a fine agosto era scomparsa, con poche speranze e ancor meno fondi. L’unione del gruppo ci ha dato la spinta decisiva, abbiamo svolto parte della preparazione con una squadra di calcio a 11, la Napoli Dream Tem di mister Aiello che ringraziamo per la calorosa accoglienza. Nelle ultime settimane la dirigenza e alcune delle mie compagne hanno trovato alcuni sostenitori, grazie ai quali è stata effettuata l’iscrizione al campionato, ma non abbiamo cmq potuto ampliare la rosa.

Ogni sportivo ha il proprio idolo come atleta, chi è il tuo?
Ammiro tanti di quei calciatori che potrei fare un elenco infinito, però il mio idolo in assoluto è Valentina Arrighetti. Una pallavolista che trasmette grinta, amore e passione per quello che fa. Mi ci rivedo tantissimo.

E’ più facile per una donna calciare un pallone o per un uomo fare una piroetta?
Questa domanda è alquanto soggettiva, dipende anche dal rapporto che si ha con qualcosa sconosciuto. Io so calciare un pallone e in campo qualche piroetta mi riesce ancora bene, sono gli uomini che dovrebbe cominciare a danzare‚Ķ

Secondo te cosa determina il fatto che il calcio sia “maschio”?
Penso si tratti di un fenomeno culturale, perch√© il calcio è nato molto prima dell’emancipazione femminile. Un processo che ancora oggi cerchiamo di portare avanti in ogni campo.

La campionessa statunitense Mia Hamm entra nella Roma e si prepara ad aprire diverse accademy negli USA. Cosa manca in Italia per sviluppare il calcio in rosa?
In Italia il calcio femminile e poco seguito ed è comunque a livelli ancora troppo lontani dall’universo maschile. L’interesse è ancora di nicchia, poca affluenza di ragazze. Il calcio in rosa in Italia è stigmatizzato, soprattutto al Sud dove veniamo additate come maschiacci. La nostra nazione non è all’avanguardia su temi come l’integrazione a tutto tondo, qui l’innovazione è sempre tardiva, che sia di stampo femminile o altro.

Hai anche sfilato in passato, preferisci la passerella o l’odore del campo?
Il tappeto rosso mi ha dato fiducia e responsabilità in me stessa. Un’esperienza stupenda ma che non rifarei, ho sempre adorato l’odore del campo, preferisco correre dietro al pallone oggi.