Di ritorno dalla trionfale trasferta d’Arezzo, che proietta il ‘suo’ Pomigliano con più di un piede nella mai raggiunta finale di coppa Italia di Serie D, incontriamo il presidente Raffaele Pipola, con ovvietà di causa più raggiante che mai. Piano, però, con i voli pindarici: nel suo cammino da patron, infatti, l’imprenditore pomiglianese ha capito che “per dire gatto, devi averlo nel sacco”. Quindi guai a parlare di finale già acquisita prima dei restanti 90′, da giocare in casa, a Pomigliano o comunque nella zona.
ESCLUSIVA. Pomigliano. Pipola: “Orgoglioso del gruppo, ecco il nostro progetto”
– Presidente, come mai nella storia granata, il Pomigliano è con più di un piede nella finale di coppa Italia di categoria.
Esatto, ma non è stato fatto ancora nulla: prima di esultare per la finale, ci sono ancora 90′ da giocare e l’Arezzo, terzo classificato nel suo girone, è sempre un avversario di tutto rispetto, una piazza abituata a palcoscenici come la B ed una società che, dopo il periodo nero del fallimento, ha voglia di rivalsa. Ieri, comunque, ho visto un grande Pomi e non posso che ringraziare tutti, partendo dai giocatori e passando per lo staff tecnico, tutti i membri della società ed ultimi ma non ultimi i tifosi, che ieri ci hanno accompagnati in questa splendida, seppur ancora ‘piccola’ impresa.
– Ieri, al “Città di Arezzo”, abbiamo vissuto forse il momento più alto della biennale esperienza dei Pipola a Pomigliano. Ma, da dove parte questo viaggio?
Questo viaggio parte da dentro di me, da una forte passione che mi avvicinò al mondo del calcio e che mi portò a rilevare la squadra della mia città. Da sempre, però, ho preferito mantenere alto il profilo lungimirante della cosa. La mia intenzione non si circoscrive al mero possesso della squadra del paese: il nostro progetto, per quanto riguarda soprattutto la linea societaria, non vive alla giornata, ma ha basi radicate, che ci proiettano al futuro.
– Si riferisce al settore giovanile?
Esattamente, il nostro è un progetto a base pluriennale, perciò curiamo il settore giovanile in maniera quasi ossessiva, maniacale: in estate, col mister Biagio Seno ed il team manager Carmine Buonaiuto abbiamo visionato qualcosa come mille elementi per la categoria allievi. Categoria che, guardando i risultati settimanali dei ragazzi, ci sta regalando grandi soddisfazioni: per quanto possono interessare i risultati del campo, i piccoli granata sono primissimi nel loro girone e, oltre a questa piccola soddisfazione, i ragazzi stanno cominciando a vivere da calciatori, a proiettarsi, in un domani non cos√¨ lontano, a vestire la maglia della prima squadra.
– In un campionato come quello di D, dove è fondamentale schierare degli “under”, crescerseli in casa propria è un bel lusso.
Ovvio. Investire su degli under cresciuti in altre realtà può essere molto rischioso. Mi spiego: i migliori hanno richieste economiche da giocatori affermati, anche perch√© hanno molto mercato essendo obbligatorio schierarne in campo almeno quattro ogni domenica e gli altri, molto spesso, hanno bisogno di tempo per ambientarsi in una realtà da “prima squadra”. Il giovane che cresci in casa, invece, sente già la maglia addosso e, da un punto di vista squisitamente calcistico, è già conosciuto in maniera approfondita dallo staff e dalla società. Poi, questo discorso non concerne solo la quarta serie…
– Sarebbe bello, un domani, vedere il Pomigliano in Lega Pro.
Sarebbe una cosa molto bella anche per me che, oltre ad essere il presidente dei granata, sono anche un tifosissimo per questi colori. La passione, però, da sola non basta: essa è un tassello fondamentale in ogni azione che si vuole portare a termine ma, entrando nello specifico, per fare calcio c’è bisogno anche di coraggio negli investimenti e, soprattutto se si vuole ambire a mete prestigiose, anche di strutture adeguate.
– Strutture che non sempre si rivelano all’altezza.
Ma che, con il giusto impegno, possono diventarlo. Siamo un progetto sano, ambizioso, nato da poco: è un dispiacere dover portare i ragazzi a giocare lontano dal Gobbato, ma spero che questa cosa possa cambiare presto. Credo molto nel potenziale di Pomigliano, anche a livello umano ed apro alle istituzioni locali ad un costruttivo dialogo che possa, sulla base della cooperazione, migliorare quello che comunque è uno dei punti d’incontro per la cittadinanza tutta, per l’appunto, il calcio Pomigliano, partendo proprio dai luoghi dove poter fare calcio.
– Tornando al calcio giocato, dev’essere una bella soddisfazione appurare di aver avuto ragione a non esonerare Seno dopo i 5 KO di inizio campionato.
Ho piena fiducia nel mister e, anche quando tutto andava male, ho sempre confidato nell’uomo e nel tecnico: sapevo che si trattava solo di un momento no, che la colpa dei risultati che non arrivavano non era da attribuire a lui e che, con qualche sforzo, ci avrebbe aiutati a sollevarci.
– Obiettivi della stagione?
Fare quella quindicina di punti che ci consentirebbe un tranquillo mantenimento della quarta serie e sognare in coppa Italia. Ricordo che la vincitrice entra di diritto alle semifinali playoff. Ma questi discorsi lasciano il tempo che trovano, almeno in campo, dobbiamo vivere giornata per giornata.
A cura di Mirko Panico