Da Iuliano a Insigne, i capitani autoctoni del Napoli

Giocare nel Napoli non è un’esperienza come le altre. Esserne il capitano è qualcosa di ancora più gratificante, ma allo stesso tempo difficile, per quanto la piazza riversi in questa figura le aspettative principali. Adesso che l’addio di Lorenzo Insigne al Napoli è stato sancito dopo l’ufficializzazione del suo accordo con il Toronto Fc, possiamo ricordare quali sono stati i capitani del Napoli originari della regione ad aver lasciato il miglior ricordo.

La tempra di Iuliano e la forza di Bruscolotti


Per molti, la sua esperienza nella nazionale italiana fu limitata per via della grande concorrenza, ma Antonio Iuliano, detto Totonno, è stato il primo grande capitano del Napoli moderno. Giocò nel club azzurro ben 17 stagioni, 12 delle quali con la fascia al braccio, e fu il vero collante di una squadra che per la prima volta sfiorò l’impresa dello Scudetto.

Leader vero in mezzo al campo, da calciatore sarebbe stato l’idolo del San Paolo e in seguito da dirigente sarebbe stato fondamentale per portare in azzurro un certo Diego Armando Maradona, realizzando una velocissima e concreta trattativa con il Barcellona, attualmente la grande favorita alla vittoria dell’Europa League secondo le migliori quote delle scommesse sul calcio che possiamo riscontrare a inizio aprile.

Dopo di lui fu il turno di Beppe Bruscolotti, che dedicò anch’egli la sua carriera alla maglia azzurra. Arrivato al Napoli proprio nel periodo di splendore di Iuliano, ne raccolse l’eredità da capitano, dimostrando grande carisma e un’abnegazione assoluta. Il passaggio di consegne tra Iuliano e Bruscolotti fu qualcosa di naturale che sfociò poi anche nella creazione di un Napoli vincente.

Capitano all’arrivo di Maradona, Bruscolotti decise di cedere all’argentino la famosa fascia per dare a lui più responsabilità. La sua scelta fu saggia, visto che dopo questo cambio al vertice, quantomeno a livello simbolico, la squadra azzurra cambiò anche mentalità e riuscì finalmente a vincere il tanto agognato Scudetto nella stagione 1986-87.

Cannavaro e Insigne, un amore smisurato per la maglia azzurra

Dopo il tremendo e triste crollo del Napoli arrivato alla fine degli anni ’90 con la retrocessione in Serie B e un notevole periodo di alti e bassi sfociato anche con il fallimento, la squadra azzurra aveva bisogno di un napoletano al comando per ripartire. Paolo Cannavaro fu il prescelto. Fratello minore del più famoso Fabio, che nel 2006 aveva vinto mondiale e Pallone d’oro, il difensore centrale tornò a Fuorigrotta nell’estate del 2006 e da quel momento visse la grande riscossa della sua squadra del cuore, della quale fu capitano per tante stagioni, passando dalla Serie B alla Champions League e alzando anche al cielo la Coppa Italia 2011-12.

Dopo di lui sarebbe toccato a Insigne, che con la fascia al braccio avrebbe sollevato la Coppa Italia 2019-20 e avrebbe scritto bellissime pagine della storia azzurra sfiorando uno Scudetto nell’annata 2017-18. Terzo marcatore di sempre del Napoli dopo aver superato addirittura Maradona, Insigne lascerà il golfo da ultimo capitano partenopeo dopo aver dato tutto per la maglia, proprio come il suo predecessore ed ex compagno di squadra Cannavaro.