Tifare è una parte insita dello sport, è un modo per creare gruppo ed è per questo che secondo vari studiosi tra cui Tejfel parla di identità sociale e non più personale. Un’identità, però, che si sta unendo in una sorta di globale odio, purtroppo non solo sportivo, verso determinati personaggi del mondo del calcio e determinate squadre.
Neanche a dirlo si parla della Juventus. Tifare per una squadra che non è socialmente accettata, sembra essere diventato un buon motivo per essere insultato, offeso, ma al tempo stesso questo tifo sembra essere diventato una discriminante per il valore della persona e il giudizio su di essa. Una discriminante, come se tifare una squadra piuttosto che un’altra, ai più accettata e simpatica, è una caratteristica intrinseca della persona.
Non scampa nessuno: donne, uomini, ragazzi, ragazze e neanche bambini. Capita su una pagina Facebook Stabiesi 100%, dove da diversi giorni i genitori mandavano le foto dei propri bambini vestiti da Carnevale. Tra queste c’è quella di un bambino travestito da Cristiano Ronaldo, suo idolo, ma assieme alla foto arrivano i messaggi di insulti a lui e al bambino, perchè juventino. La pagina è stata svelta a cancellare e segnalare i commenti. Ciononostante è arrivata comunque la categorizzazione, cioè quel fenomeno che consiste nel dividere i buoni dai cattivi nella mentalità del tifoso.
Il bambino appartiene alla categoria dei cattivi, perchè un campano non può tifare Juventus, questo nella cultura di massa, di coloro che prima dell’educazione sportiva, della passione, trasmettono e tramandano tutt’altro.